DAILY OUTLOOK del 06.02.2024 –

🔴 Le banche centrali non si fidano dell’inflazione

-          MARKET BACKGROUND

Nella lunga corsa a rialzo dei prezzi vissuta a livello globale nel 2022 le banche centrali hanno di certo peccato di sicurezza, troppa fiducia nel ritorno dell’inflazione verso i livelli target senza dover intervenire sul costo del denaro. La fiducia in un’inflazione transitoria è stata profondamente delusa portando le banche centrali a correre a riparo molto pericolosi.

Dopo un anno, e continui rialzi tassi, la fiducia delle banche centrali in un’inflazione che possa serenamente raggiungere i target del2% è oramai del tutto svanita. Nessuna delle principali banche centrali g10 sembra fidarsi del percorso ribassista che hanno intrapreso i valori del PCI e tutti cercano maggiori evidenze, al fine di proteggersi da critiche già vissute nella fase di rialzo dei prezzi.

Da la FED , con un’inflazione prossima ai target, ancora tiene salda la barra dei tassi alti, stanotte la RBA non poteva essere da meno!

 

L’inflazione in Australia si è dimostrata senza dubbio in calo, con l’ultima rilevazione CPI al 4.1% dal precedente 5.4%, ciò non di meno l’intervallo target del 2-3% resta ancora lontano, pertanto stanotte l’RBA ha deciso per tassi invariati al +4.35%.

Il governatore ha dichiarato che la crescita dei salari raggiungerà il +2.7% a fine 2024 per poi calare al +3.4% a fine 2025, manifestando ancora preoccupazioni per un vortice salari /inflazione, pertanto le proiezioni sui tassi di interesse restano per un +4.35% fino a metà 2024, per auspicare un +3.9% al termine 2024, e solo nel 2025 passare ad un +3.4%, il tutto senza scartare l’ipotesi di un ulteriore aumento del costo del denaro.

-          FX

Il mondo valutario prosegue nella sua sottomissione al dollaro USA che mostra forza senza pari , e ancora ieri grazie ai dati sull’ISM PMI SERVICE , usciti a 53.4, superando di gran lunga le aspettative del +52 già ottimiste rispetto al precedente  50.5, ha portato le majors concorrenti ai break out dei minimi della settimana precedente.

Sebbene i quadri tecnici sembrino bisognosi di respiri, i trend in atto restano tutti pro dollaro USA, con eurusd che ha rotto i supporti di 1.0775 e ora sembra intenzionato ad effettuare ulteriori allunghi ribassisti , previa conferma di break out dei supporti di 1.0725 per raggiungere target a 1.0660

-          EQUITY

Il comparto azionario USA rimane saldo nella sua forza, sebbene nel pomeriggio i brillanti dati PMI service abbiano generato brevi movimenti ribassisti, questi sono stati poi interamente riassorbiti portando nuovamente le quotazioni sui livello di massimo a 17682 pnt. non possiamo non evidenziare il progressivo inasprirsi della pendenza rialzista del trend in atto, segnale ovviamente di estrema forza per l’indice tech USA che tuttavia ci evidenzia anche un bisogno fisiologico di storni tecnici. Non ci sono al momento segnali chiari per una possibile inversione del trend rialzista in atto, tuttavia il mancato superamento degli ultimi massimi a 17680 pnt potrebbe essere un primo segnale di stanchezza per i compratori tech.

 

-          COMMODITIES

Anche il mondo delle commodities soffre il super dollaro  e tra queste il gold, che deve fare i conti anche con la risalita dei rendimenti obbligazionari. Ora che l’aspettativa di tagli tassi è stata spostata in avanti nel tempo, i rendimenti obbligazionari sembrano doversi adeguare a rialzo, dato questo che unito ad un dollaro USA forte mette sotto pressione il metallo giallo che ora si porta a 2024$ al test della trend line supportiva partita nel dicembre 2023. I supporti chiave si collocano nell’intorno dei 2000$ , area chiave dallo scorso dicembre e supporto per ora inviolato che lasica i prezzi in pieno trading range.

 

Buona giornata

SALVATORE BILOTTA

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